Lettera alla scuola pubblica

Lettera alla scuola pubblica

 

Stampata nel giugno 2018, la Lettera alla scuola pubblica nasce all’interno de L’Isola del Tesoro, la scuola per adolescenti di origine straniera che Asnada ha aperto a Milano nel 2015, grazie al sostegno della Chiesa Metodista di Milano,  dell’8×1000 della Tavola Valdese e del Fondo Asilo Migrazione e Integrazione dell’Unione Europea (2016/2018).

Frequentata da minori non accompagnati (MSNA) e da minori ricongiunti, a partire da gennaio ogni anno, la scuola apre le sue porte anche a peer-tutor adolescenti italiani che, grazie all’Alternanza Scuola-Lavoro hanno la possibilità di accostarsi alla professione educativa e di insegnamento – godendo di momenti di confronto e supervisione di gruppo – ma anche vivere insieme a ragazzi che non avrebbero mai l’opportunità di incontrare nel loro usuale cammino e di cui sentono spesso parlare solo in termini negativi dai media.

Come è consuetudine nella scuola, anche quest’anno il gruppo educativo, formato da allievi, peer-tutor e docenti, si è orientato ad approfondire i temi portati nella scuola dai ragazzi stessi: nel caso specifico, il rapporto con gli educatori e l’impossibilità, per molti di loro, di accedere alla scuola pubblica statale. Parliamo di adolescenti stranieri di età compresa tra i 14 e i 16 anni, perlopiù minori stranieri non accompagnati con percorsi di scolarizzazione pregressa molto variegati, ma pur sempre in età dell’obbligo. Chi arriva in quella fascia di età tipicamente non entra nelle scuole medie inferiori perché ritenuto troppo grande e non entra nelle scuole medie superiori perché ritenuto non in grado di sostenere il percorso di istruzione. Fino al compimento del 16° anno di età non possono entrare neanche nei CPIA (Centri Provinciali di Istruzione per gli Adulti), per ovvi criteri di selezione sulla base dell’età. Resta dunque scoperta la formazione educativa e culturale di numerosi ragazzi e ragazze in anni preziosi per lo sviluppo sociale, culturale e umano. Essa viene delegata ad associazioni del privato sociale, come la nostra, che tuttavia si occupano esclusivamente di didattica dell’italiano come L2.

Si tratta di una questione urgente che le educatrici di Asnada hanno incontrato fin dall’apertura della scuola:

perché, nonostante ne abbiano diritto,

molti minori non riescono ad entrare nella scuola pubblica statale?

Dal confronto con le equipe educative di alcuni MSNA, con i genitori di alcuni ragazzi ricongiunti e con alcune scuole superiori milanesi, abbiamo compreso che la scarsa conoscenza della lingua all’arrivo, la condizione di analfabetismo talvolta presente, lo scarso tempo a disposizione nella progettualità educativa dei percorsi di formazione degli adolescenti, che al 18° anno di età devono avere ottenuto un’autonomia economica e abitativa, sono le principali motivazioni che impediscono l’accesso all’istruzione dell’obbligo.

Per quanto rappresentino un’esauriente spiegazione, riteniamo che tali motivazioni non soddisfino altri quesiti etici e politici che restano aperti e insoluti:

Perché ragazzi arrivati qui da soli, o appena ricongiunti con i genitori, debbono veder sfumare la possibilità di costruirsi una formazione culturale adeguata quando l’unico ostacolo è quello linguistico? La scuola pubblica ha il dovere di adottare gli strumenti educativi e formativi necessari ad accogliere tutti? Qual è la perdita sociale a cui andiamo incontro se non affrontiamo seriamente il bisogno formativo di tanti ragazzi?

Strumento di confronto per ognuna di queste domande non può che essere la Costituzione della Repubblica Italiana, in particolare l’articolo 34 che recita l’obbligo all’istruzione di tutti i minori fino al sedicesimo anno di età, senza distinzioni di lingua, sesso, provenienza, cultura.

Le domande sono state strumento di ricerca rispetto al tema ma anche strumento di apprendimento della lingua stessa. Tutti i ragazzi, ognuno con le proprie possibilità, ognuno con la sua storia, ha partecipato costruendo con più o meno fatica i contenuti e la lingua per condividerli con gli altri. Nello stesso momento, ognuno ha avuto modo di imparare come stare in gruppo, come ascoltare, come fare spazio dentro di sé a punti di vista differenti. Se l’esito formale è la Lettera alla scuola pubblica, documento scritto e presentato sotto forma di piccolo libro, quel che è rimasto ai ragazzi lo supera di gran lunga, a partire dal metodo di ricerca che ognuno ha potuto sperimentare: come formulare domande chiare, come trovare possibili risposte dentro e fuori dalla scuola, come raccogliere dati, chi intervistare, quale lingua scegliere affinché tutti vi si possano riconoscere e ritrovare. Temi di lavoro e strumenti (il “che cosa” e il “come” che caratterizza la vita di ogni scuola), risultano così indissolubilmente intrecciati: incoraggiati a vivere la dimensione conflittuale di gruppo come fertile possibilità di crescita, i ragazzi hanno così potuto sperimentare la costruzione di un pensiero collettivo, frutto di una quotidiana attenzione alla relazione educativa.

Presentata pubblicamente all’attenzione di docenti, educatori, genitori, avvocati nell’evento In barba alla costituzione del 5 giugno 2018, presso Spazio Aperto, via Porro Lambertenghi 28 a Milano, Lettera alla scuola pubblica intende stimolare l’avvio di un dialogo tra l’istituzione addetta all’istruzione e alle politiche sociali (soprattutto nel Comune di Milano), le scuole statali e le cooperative che si occupano di accoglienza ai MSNA a Milano, con le seguenti finalità:

Facilitare l’ingresso alla scuola pubblica statale dei MSNA in età dell’obbligo

Sostenere l’inserimento alla scuola pubblica statale attraverso percorsi extrascolastici di affinamento della lingua, di acquisizione di un metodo di studio (se è necessaria una delega ad associazioni del terzo settore che hanno maturato una competenza didattica ed educativa, è necessario che sia discussa la collaborazione con gli istituti statali coinvolti e la strutturazione di fondi che ne garantiscano la continuità)

Affinare l’orientamento alla formazione e al lavoro, affinché possano essere differenziati i percorsi formativi, tipicamente tutti orientati alla precoce formazione professionale.